Houseki no Kuni – Concept Arts

il

8 Ottobre 2017.
Humpty spulcia i titoli stagionali, mettendo in download tutto quel dal nome pare interessante.
Apre l’ultimo file completato, è un anime tutto in CG. Il giovane chiude il player, aperto neanche 10 secondi prima, ed elimina il file.
Qualche ora dopo, su discord.
“Ehi Humpty, hai visto Houseki no Kuni?”
“No, per carità. Tutta quella CG…”
“Sì ma il cast seiyuu? C’è la Tomoyo Kuros-”
“DAMMI VENTI MINUTI, TEMPO DI VEDERE IL PRIMO EPISODIO”

27 Aprile 2018.
Voi non l’aspettavate, ma io e l’amico Sorakara sì. Parecchio anche.
Ieri è arrivato il volume “Houseki no kuni, concept arts” e ho faticato a trattenere l’entusiasmo sfilando il cellophane.

Houseki no Kuni è riuscito a ritagliarsi un posto speciale nel mio 2017, come per molti altri a quanto ho sentito. L’anime, prodotto dallo studio Orange, ha sfruttato la CG ibridandola con passaggi 2D nella realizzazione, unendo il tutto con un plot avvicente e una direzione artistica davvero interessantissima. Sia io che Sorakara volevamo quindi avere un “ricordo cartaceo” dell’opera, come spesso accade per le serie che ci colpiscono in positivo. Abbiamo preso strade diverse per quanto riguarda lo Pseudomorph of love, ma non appena abbiamo avuto occasione di sbirciare nel Concept Arts con le preview offerte dallo studio e su twitter, la decisione è stata unanime.
Non spenderò molto tempo a parlare dell’anime o della sua realizzazione, non è il nostro compito e sinceramente invito ogni lettore a recuperare la serie perché merita davvero. Preferisco rimboccarmi le maniche e passare al setaccio il volume che, senza ombra di dubbio, finisce dritto dritto tra i volumi più belli che possiedo (so che lo dico ogni tot di volte ma è vero sul serio per davvero questa volta).
Partiamo da una più limpida prima occhiata: volume in formato A4, copertina semirigida, rilegatura molto buona. In un’unica immagine che funge da fronte e da retro, Rutile sta davanti a degli scaffali molto familiari mentre Phos – poeticamente – poggia sul bordo di una delle ampie finestre. Un volto invisibile che scruta lontano, braccia allungate verso le cosce, caviglie lievemente curvate, alluci che si incontrano.
Apriamo.
La prima immagine che incontriamo è una lineart della pic in copertina, ovviamente a doppia pagina.
Dopo il logo della serie, un brevissimo incipit a ricordo della trama per poi passare immediatamente al contenuto del volume.
Le concept art sono divise in due macrosezioni decisamente autoesplicative: scuola e isola. Le prime trentasei immagini ritraggono le nostre amate gemme in vari ambienti tutti inscrivibili nel territorio “scolastico”: aule, balaustre, stanze private. Dalla trentasettesima immagine all’ultima (ottantaquattresima) ci spostiamo invece in tutto ciò che circonda l’edificio: dalle ampie pianure alle coste, dai grandi piani imbiancati alle volte stellate.
Andiamo un po’ più nello specifico.
Lo stile è particolare, ben riuscito: le pennellate hanno corpo, le sfumature vibrano per dar luce alle gemme. Molte illustrazioni si sviluppano su doppia facciata, permettendo spazi molto distesi (ricordo il formato A4) e la possibilità di gustare ogni particolare con cura. Un altro aspetto importante in artbook simili – o forse in generale, oserei dire – è la disposizione delle immagini. Per tutte le art principali (escluse le endcard a fine volume) non si supera mai la coppia per pagina. Molte, come ho già detto, occupano due facciate.
Un altro elemento che mi sento di sottolineare è la presenza di numerose aree vuote.
Su questo punto vorrei dare un parere assolutamente personale: ci sono casi, come ricordava l’amico Sorakara nel gengashuu di eromanga, in cui lo spazio perso arriva a dare sui nervi. Qui, per me, no. Abbiamo intere facciate vuote, lo ammetto, ma sfogliando le pagine non si ha la sensazione di “povertà” nei contenuti. È, come dire, una sorta di equilibrato minimalismo. Una scelta stilistica, oserei dire. Come nella musica anche le pause fanno parte della melodia, così nell’artbook i vuoti corrispondono ai pieni e li compensano. Questo volume è, oltre che un approfondimento interessante per la serie, quasi un prodotto d’estetica. Alternare pagine bianche con colori più “vivaci” a pagine nere con tinte più “fredde” e notturne non è una scelta casuale. È distribuire i contenuti con intelligenza.
Inutile dire quanto le art di per sé meriterebbero delle gigantografie. Le si potrebbe – dovrebbe – trasformare in quadri e costruirci una vera e propria esposizione per il pubblico. Ogni dipinto regala uno scorcio nuovo dell’isola o della scuola, e quasi ci venisse donato l’occhio di un artista, diveniamo capaci di intravedere lo straordinario anche nella semplicità. Rovi, promontori, scogli, distese erbose, è tutto magnifico.
A coronare un prodotto già di per sé impeccabile, due chicche: dopo le immagini troviamo le endcard già incontrate durante il volume, raccolte in miniatura su due facciate. A seguire, un pugno di pagine contenenti un’intervista a Yoichi Nishikawa che si è occupato appunto delle Concept Art. In ultimo, due fitte facciate di settei con piccoli particolari riguardo l’architettura della scuola ed elementi vari.

Si riesce bene a capire come questi ultimi contenuti siano delle appendici, degli extra che non spiccano di per sé ma non fanno altro che alzare lievemente la qualità del tutto. Insomma, io le lodi per questo volume non finirei mai di tesserle. Un sapiente lavoro di gusto e raffinatezza, art sublimi infiocchettate in un comodissimo formato ampio e ben strutturato a livello di rilegatura e forma. Se l’anime vi è piaciuto, dovete assolutamente recuperarlo.
Se l’anime non lo conoscete, dovete recuperarlo ugualmente perché è un artbook stupendo di per sé, senza bisogno di legami esterni o conoscenze pregresse. Potreste farlo vedere a parenti o estranei e riuscire comunque a meravigliarli.
Quindi correte amici, correte a recuperarlo. Per me, non c’è da pentirsene.

 

Titolo Jap: 「宝石の国」コンセプトアート集
Dimensioni: 297 × 210 × 10 mm
Peso: 600 g
Pagine: 128

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